Stanisława Leszczyńska – l’ostetrica coraggiosa che fece nascere la vita anche ad Auschwitz

 

Durante tutto il periodo delle deportazioni ai danni degli ebrei, furono molte le persone comuni, anche di diversa fede religiosa, che cercarono di aiutare conoscenti e non a nascondersi e a evitare così mesi di privazioni fisiche seguite da morte praticamente certa. Fra di loro ci fu una donna polacca che di professione faceva la levatrice e che durante il suo periodo di internamento ad Auschwitz aiutò molte donne a partorire in quell'orribile luogo. Il destino di quei bambini non fu felice ma quella donna fece di tutto per aiutarli.

 

Stanisława Leszczyńska nasce nel 1896 nella città polacca di Lodz. All’età di 12 anni, i suoi genitori decisero di trasferirsi in Brasile, a Rio de Janeiro. Lì  imparò il portoghese e il tedesco, che molti anni più tardi le salvarono la vita. Nel 1916 si sposò con un tipografo di Lodz, Bronisław Leszczyński. Quattro anni più tardi, la coppia si trasferì a Varsavia, dove Stanislawa iniziò i suoi studi presso una scuola per ostetriche. Ebbero quattro figli: Sylwia, Bronisław, Stanisław ed Henryk.

 

Dopo l’invasione tedesca della Polonia, nel 1939,  Stanisława, il marito e i suoi quattro figli avevano iniziato a fornire aiuti alimentari e documenti falsi agli ebrei  all'interno del ghetto di Varsavia istituito dal regime nazista nel  1940.

 

Nel febbraio del ’43, vengono scoperti e arrestati dalla Gestapo, solo il marito e suo figlio Bronisław sfuggirono alla cattura.

 

Stanisław ed Henryk furono trasferiti a Mauthausen-Gusen, mentre Stanisława e sua figlia furono deportati ad Auschwitz-Birkenau ad aprile del 1943.  Suo marito morì nella rivolta di Varsavia del 44.

 

Stanisława  riuscì a portare con sé, dentro un tubetto di dentifricio, alcuni documenti scritti in tedesco attestanti il suo lavoro come levatrice. Nonostante l’enorme rischio che stava correndo, andò a parlare con il famigerato dottor Mengele, offrendo la sua assistenza alle donne durante il parto.

 

Stanisława venne relegata a prestare servizio presso il "reparto maternità" del campo di concentramento.

 

La sua unica fortuna fu che la figlia aveva intrapreso gli studi di medicina prima dello scoppio della guerra e questo permise alle due donne di restare unite all'interno del campo.

 

Durante il periodo in cui rimase internata, Stanisława fece venire al mondo più di 3000 bambini. Sebbene gli ordini fossero di sopprimerli subito dopo la nascita, la donna non ubbidì mai e ogni volta che poteva cercava di aiutare le donne a nascondere i loro neonati.

 

Di quei 3.000 bambini, circa 1.500 vennero uccisi da Sorella Klara coadiuvata da Sorella Pfani, le ostetriche ufficiali del campo che avevano  il compito di vegliare e aiutare le donne durante il parto. Klara, proprio come prevedeva il regolamento di Auschwitz, anziché operare come ostetrica, svolgeva il ruolo dell’infanticida, compito in cui era piuttosto esperta dato che prima di approdare al campo di sterminio stava scontando una pena detentiva inflittale proprio per il medesimo reato, altri 1.000 morirono di freddo e di fame.

 

Dei restanti 500, quelli che avevano gli occhi azzurri vennero dati in affidamento a famiglie tedesche per essere "germanizzati".

 

Solo in 30 riuscirono a sopravvivere e a restare con le loro madri.

 

Tutto questo accadde in un breve arco di tempo, dall’aprile del 1943 alla liberazione avvenuta nel gennaio 1945.

 

Stanisława e sua figlia Sylwia  riuscirono a spravvivere e a guerra conclusa riuscì a ricongiungersi con i suoi figli maschi  e continuò a praticare la professione di ostetrica.

 

Stanisława Leszczyńska annotò la sua esperienza nel campo su un quaderno segreto, che in seguito fu pubblicato col titolo "Rapporto di un'ostetrica da Auschwitz"

 

Lei non parlò mai del suo operato ad Auschwitz fino al 1950, anno in cui si ritirò dall’attività di ostetrica.

 

Nel 1957, a Lodz, durante i festeggiamenti per la premiazione di alcune ostetriche, fra le quali Stanislawa, suo figlio il dottor Bronislaw, lesse il "Rapporto" scritto dalla madre, nel silenzio commosso e teso dei presenti. Molti superstiti, testimoni dell'operato della coraggiosa levatrice, confermarono quanto ella vi narrava.

 

Nel 1970, durante una cerimonia commemorativa nel Grande Teatro-Opera Nazionale di Varsavia, quei bambini, ormai adulti, incontraranno la levatrice e le esprimeranno la loro immensa gratitudine raccogliendosi accanto a lei: se erano vivi e se erano riusciti a scampare all’orrore di Auschwitz, era solo merito suo.

 

Ewa Machaj una bambina nata nel lager il 20 dicembre 1944, oramai 26enne, consegnò a Stanislawa un mazzo di fiori a nome dei bambini sopravvissuti.

 

Stanislawa abbracciò tutti con uno sguardo di amore e di gioia, ripetendo più volte: "Come sono contenta che siate qui, come sono contenta!".

 

Si spense l'11 marzo 1974, a 78 anni di età, ma la sua storia è forse il racconto più miracoloso della tragedia dell’Olocausto