C’era una volta la Befana Fascista

 

Il 6 gennaio 1927, a Buenos Aires, “l’Associazione Lavoratori Fascisti all’Estero” organizzava una raccolta di doni a favore dei bambini poveri. 

Augusto Turati, giornalista e campione di scherma, allora segretario del Partito Nazionale Fascista (Pnf), nel corso di un viaggio a Buenos Aires ebbe modo di osservare la Befana organizzata dall’Associazione e volle riproporre la cosa in Italia.

Ispirandosi a questa iniziativa, nel 1928 istituì la “Befana Fascista”, ordinò alle federazioni provinciali del partito di sollecitare commercianti, industriali e agricoltori alle donazioni per una giornata nazionale dedicata ai bambini delle famiglie meno agiate.

La macchina organizzativa per la raccolta e la distribuzione dei doni era enorme e capillare; si avvaleva delle organizzazioni di donne e di giovani del regime, tra cui i Fasci Femminili e l’Organizzazione Nazionale Dopolavoro.

La Befana in quegli anni era un po’ in ribasso, anche se era sempre radicata nell’animo degli italiani. Il fascismo, prendendola in mano e gestendola, ne fece uno egli avvenimenti più importanti e sentiti dell’anno.

Ogni Circolo del Fascio, organizzava alla Casa del Fascio la cerimonia che si svolgeva con i gerarchi in divisa. Le mamme aventi diritto portavano i bambini a ritirare i pacchi dono, divisi fra maschi e femmine, contenenti bambole, macchinine, fumetti, giocattoli e dolciumi e un ritratto del Duce; di solito il testone con il fiero cipiglio. I Figli della Lupa e i Balilla vestivano l’uniforme. Le distribuzioni si svolgevano anche per i figli di lavoratori di determinate categorie: ferrovieri, postali, metalmeccanici, minatori, agrari, ecc. La giornata era vissuta anche come momento di unione fra le classi sociali.

La prima Befana Fascista del 6 gennaio 1928 ebbe un successo superiore ad ogni aspettativa, che ne decretò la riproposizione annuale, in un continuo crescendo di partecipazione. Già nel 1930 i pacchi dono distribuiti superarono i 600.000, solamente nel 1931, ossia il terzo anno dell’iniziativa, i pacchi raccolti furono oltre il milione.

Dal 1934, la "Befana Fascista" mutò la denominazione in "Befana del Duce" o "Natale del Duce", allo scopo di utilizzare la ricorrenza per avallare il culto della personalità di Benito Mussolini.

L'iniziativa continuò anche durante gli anni della seconda guerra mondiale, riprendendo la denominazione "Befana Fascista" dopo l'instaurazione della Repubblica Sociale Italiana.